Membri del Comitato Consultivo
Nouhad Fathi Giornalista marocchina e attivista femminista che vive in Svizzera Nadia Huberson Svizzera-francese con doppia cittadinanza, consigliera comunale della città di Zurigo Helene Aecherli giornalista, speaker ed esperta del Medio Oriente Hamed Abdel-Samad autore tedesco-egiziano Mina Ahadi Presidente del Consiglio centrale degli ex musulmani tedeschi Ruth Thomas Responsabile Rituali, Associazione dei liberi pensatori della Svizzera Thü Hürlimann Progettista, illustratore, associazione dei liberi pensatori della Svizzera

Dall'arresto di mio marito Raif Badawi e dalla mia fuga con i miei tre figli in Libano nel 2012, Kacem El Ghazzali è stato in costante contatto con me per quanto riguarda il caso di mio marito. Ha contribuito a gettare una luce internazionale sulla nostra storia, essendo stato uno dei primi ad attirare l'attenzione sul caso di Raif Badawi al Consiglio dei diritti umani di Ginevra, prima che il caso diventasse noto a livello internazionale. Kacem ci ha sempre spallegiato con aiuto e consigli quando ne avevo bisogno. Penso che il lavoro che fa per i liberi pensatori arabi meriti il sostegno di tutti noi. Ensaf Haidar Attivista per i diritti umani in Arabia Saudita

Dopo essere stato mandato in prigione il 1° gennaio 2014, sono rimasto isolato da ciò che accadeva fuori dalla mia cella, e questo isolamento forzato ha durato un anno. Dopo che il Tribunale di primo grado mi ha condannato a morte nel dicembre dello stesso anno, le autorità hanno permesso alla mia famiglia di farmi visita per la prima volta.

È stata mia sorella a farmi visita. Alla sua seconda visita è venuta piena di speranza. Una speranza che per un po' è mancata perché le organizzazioni locali mauritane erano contrarie al mio caso e perché all'epoca mancava la necessaria attenzione e il sostegno delle organizzazioni internazionali per i diritti umani. Mi ha raccontato di come ha ricevuto una telefonata amichevole da un uomo di nome Kacem El Ghazzali e di come lui l'ha sostenuta in un momento in cui sono stato condannato a morte e non avevo nemmeno un avvocato.

Kacem El Ghazzali ha lottato per la mia libertà a tutti i livelli da allora, fino alle Nazioni Unite, dove è stato il primo a comunicare pubblicamente il mio caso al Consiglio per i diritti umani e ad altri attori internazionali. Questo ha avuto il maggiore impatto sul mio caso. da questo momento, il mio caso ha preso una strada differente, più positiva. Kacem El Ghazzali continua la lotta per la mia libertà in costante comunicazione con la mia famiglia e fornisce supporto a tutti i livelli fino al giorno del mio rilascio.

Ma il suo aiuto non si è fermato quando sono arrivato in Europa come rifugiato, perché l'ho trovato con me all'inizio del mio viaggio: mi ha contattato meno di un'ora dopo il mio arrivo in Europa e mi ha aiutato nei primi passi della mia vita in libertà, è l'aiuto senza il quale non sarei dove sono ora, quando scrivo queste parole. Spero davvero che continui il suo lavoro, perché la speranza che pianta nel cuore di coloro che anelano alla libertà è inestimabile, soprattutto per quelli di noi che sono dimenticati dall'altra parte del mondo - nella regione del Sahel e del Sahara, cioè - dove molte organizzazioni internazionali per i diritti umani ignorano la nostra esistenza per mancanza di interessi geopolitici. In queste parti dimenticate del mondo sono solo persone come Kacem El Ghazzali che vedono i diritti umani come una vocazione e non come un impiego, che sentono e comprendono la nostra sofferenza. Mohamed Mkhaitir Blogger e prigioniero politico. È stato condannato a morte dopo aver scritto un articolo critico sull'Islam e sul sistema delle caste in Mauritania.

Esattamente quattro anni fa sono arrivato in Svizzera dal Bangladesh da solo, con l'aiuto dell'Ambasciata svizzera. Ho dovuto assolutamente fuggire perché ero sulla lista nera della morte degli islamisti come blogger, attivista e giornalista laico, e la mia vita era in pericolo. Già nove dei miei amici blogger erano stati uccisi dagli islamisti.

Sapevo molto poco della Svizzera e all'inizio mi sentivo molto impotente, triste e smarrito qui. All’inizio, anche la lingua era un clamore incomprensibile per me. Il primo contatto con i liberi pensatori svizzeri è avvenuto quando ero ancora in una casa per rifugiati. Andreas Kyriacou aveva sentito da un mio amico che ero in Svizzera, e mi ha fatto visita nella casa di accoglienza.

Andreas mi ha sostenuto con un contributo finanziario dei liberi pensatori e ha fatto in modo che potessi lasciare il rifugio e vivere temporaneamente con Daniel Stricker, l'allora presidente dei liberi pensatori della Svizzera orientale. Quando in seguito sono stato assegnato come rifugiato alla comunità di Widnau nella valle del Reno, un certo numero di liberi pensatori mi hanno di nuovo sostenuto e aiutato in molte aree. Al momento vivo a San Gallo.

È difficile spiegare quanto questo contatto con i liberi pensatori sia stato e sia tuttora prezioso per me, ed è ancora di grande valore. Questi contatti non erano così intensi all'inizio, ma non mi sentivo più così solo e soprattutto mi sentivo compreso nella mia visione del mondo laica. Tutto questo mi ha anche assicurato di non entrare in una spirale depressiva in un paese completamente straniero, senza famiglia e senza amici.

Sono molto grato a tutti i liberi pensatori svizzeri per tutto quello che hanno fatto per me. E vorrei che molti altri profughi laici potessero ricevere lo stesso sostegno e aiuto molto necessario. Per questo motivo sostengo pienamente l'iniziativa dei liberi pensatori di fondare in Svizzera l'organizzazione umanistica di aiuto ai rifugiati "secular.refugees.ch", che può dare un sostegno attivo affinché gli apostati si sentano sicuri e protetti in tutti i settori. Azam Khan Blogger laica, attivista e giornalista del Bangladesh